“Quanti la lessero, ne piansero”. La formazione della coscienza magistrale all’indomani del suicidio di Italia Donati

26 aprile lunedì                                                                          17.00|18.00

Chiara MARTINELLI

Università degli Studi di Firenze

Un piccolo paese dell’entroterra toscano, nel 1886. Una giovanissima maestra. Le mire del sindaco. Le malelingue del paese. Il suicidio della giovane. Un giornalista lucchese, che documenta la vicenda e la denuncia sulle pagine de “Il Corriere della Sera”. La nascente opinione pubblica che si indigna per uno dei primi “casi giornalistici” dell’Italia unita, e che invia, per mesi e mesi, bigliettini di condoglianze e di rammarico al quotidiano, mentre la vicenda incide profondamente sul processo di formazione di una professione ancora magmatica. Il contributo intende focalizzarsi su un tema scarsamente affrontato dalla storiografia – le conseguenze che il suicidio della maestra Italia Donati ebbero sulla formazione di un senso di appartenenza alla classe magistrale. Il “caso Donati”, giunto alla cronaca grazie al corposo reportage dedicatole da Carlo Paladini, non era stata né la prima, né l’ultima tragica vicenda legata alla subordinazione di giovani maestre ai desiderata e ai capricci dei consigli comunali da cui, in virtù della Legge Casati, esse dipendevano. Eppure, proprio questa vicenda riuscì a catalizzare lo sdegno e l’indignazione della classe colta italiana e dei maestri, imprimendo un’influenza radicata e persistente sulle modalità di percezione e auto-percezione della classe magistrale. Il contributo intende analizzare, secondo modalità discorsive tratte dall’antropologia storica, il caleidoscopio di biglietti e opinioni con cui l’embrionale opinione pubblica italiana cercò di partecipare al “caso Donati”, cercando di restituire il magmatico processo di formazione di una professione dai confini ancora incerti.

 

Parole chiave: Italia Donati; maestri; Corriere della Sera; legge Casati; violenza psicologica sulle donne