Il maestro e la Bildung chassidica: educazione, profetismo e eticità
Università Kore di Enna
Dopo la guerra tra Polacchi e Ucraini (1648-1658), che causa l’uccisione di circa 250000 Ebrei ad opera degli ortodossi cosacchi ucraini, il Baal Shem Tov (1700-1760 circa) fonda il Chassidismo in opposizione all’ebraismo rabbinico, accusato di aver collaborato con i cattolici polacchi. Era necessario restituire linfa vitale al sentimento religioso, evitando ogni possibile compromesso con i potenti e i ricchi, rivolgendosi a tutto il popolo e non solo ai dotti, per ricercare con più slancio la Giustizia, la Verità e la Pace. Il Chassidismo è religione del popolo e per il popolo e con atteggiamento mistico e spirito profetico attraverso l’incontro con tutti (inclusi peccatori e atei) cerca di entrare in relazione con il Santo Benedetto. Il maestro/guida/giusto (lo tsaddiq) ha il compito di accompagnare ogni uomo e donna verso la salvezza attraverso il sentimento religioso. Così, se vede una persona precipitare nella melma e nel fango, lo tsaddiq deve calarsi nel fossato e con mano ferma salvare se stesso e il fratello. Compito dello tsaddiq è far venire fuori da ogni singola persona e dalla stessa materia tutte le scintille divine che altrimenti vi rimarrebbero imprigionate.
Perciò, per il Chassidismo, si parla di pansacralità e non di panteismo. Inoltre, come uomo tra gli uomini, lo tsaddiq deve porsi come esempio e attraverso il racconto di eventi e di storie sul Baal Shem Tov e sugli altri tsaddiq più importanti guida nella comprensione della Torah e nell’osservanza del Talmud. Per il Chassidismo l’altro è sempre evento di verità e a partire dall’incontro con il volto di ogni singolo uomo o donna risulta possibile riconoscere il Santo Benedetto. Così per Martin Buber, il maggior teorico del Chassidismo, il senso dell’Io è nel Tu, e nella relazione educativa ed umana Io e Tu devono trasformarsi in un Noi. Il Chassidismo quindi non è soltanto una concezione religiosa, ma è anche pratica educativa che aspira ad essere pedagogia dell’incontro, della reciprocità e del mutuo riconoscimento. Per lo tsaddiq l’educazione è immersione, contaminazione, profezia di un impossibile che attraverso l’azione del maestro può diventare pratica concreta del possibile, apertura e dialogo sia con ciò che viene dal Santo Benedetto sia con tutto il cosmo, secondo una logica inclusiva che trova il suo paradigma nell’amore interpretato come slancio verso l’alterità e come incontro e ricerca dello stesso Santo Benedetto.
Parole chiave: incontro, trasformazione, ermeneutica, apertura, mutualità.