All’origine delle scuole notturne romane: Michele Gigli, filantropo e maestro
Università degli Studi di Roma Tor Vergata
Il mio intervento intende presentare la figura e l’opera di Michele Gigli (1790-1837), avvocato, filantropo, maestro, considerato il fondatore delle scuole notturne romane. Agli inizi dell’Ottocento, l’Urbe vantava numerose scuole per l’istruzione popolare e istituzioni per l’assistenza, l’educazione, l’avvio ad un mestiere di poveri e orfani. Molti fanciulli, però, erano di fatto esclusi da questo percorso formativo perché occupati durante il giorno nelle botteghe artigiane come garzoni e apprendisti. Nelle ore serali e nei giorni festivi, inoltre, venivano lasciati a se stessi nelle strade e nelle bettole, esposti a pericoli e cattivi esempi.
Le scuole notturne nacquero proprio per contrastare le condizioni di disagio morale, educativo e sociale dei giovani artigiani. La prima scuola, limitata nei mezzi e nell’organizzazione e circoscritta nel numero di partecipanti (docenti e alunni), fu aperta da Giacomo Casoglio (1749-1823).
Michele Gigli diede un impulso decisivo a questo iniziale progetto avviando altre scuole e fondando il Pio Istituto delle Scuole Notturne di Religione, un’associazione di benefattori destinata ad avere un notevole sviluppo negli anni successivi, grazie a personalità eminenti del panorama educativo romano, come l’abate Vincenzo Pallotti e monsignor Carlo Luigi Morichini.
L’opera del Gigli per la promozione della crescita sociale, umana e culturale dei fanciulli romani si è concretizzata nei primi decenni del XIX secolo, ma ha continuato a fiorire negli anni successivi. L’eredità del Gigli è testimoniata, da un lato, dalla diffusione delle scuole notturne a Roma e nello Stato Pontificio, prima e dopo l’Unità, come evidenziato negli studi di Roberto Sani e Giovanni Vigo; dall’altro, dalla stampa coeva che, dopo la prematura scomparsa del filantropo, ne ha tramandato la memoria come fulgido esempio di abnegazione, operosità e carità cristiana.
Le scuole notturne furono un’esperienza per certi aspetti innovativa perché destinate ad una “utenza” dimenticata, ma si inserirono appieno nell’alveo della tradizione educativa ottocentesca perché volte principalmente alla formazione cristiana dei “figli del popolo”.
Parole chiave: Michele Gigli, scuole notturne, formazione popolare, Roma.