Prospettive pedagogiche all’interno della Scuola di Mistica fascista
Università degli Studi di Sassari
L‘indagine prevede l’esame di alcuni testi pubblicati nel quadro dei dibattiti avviati dalla Scuola di Mistica Fascista, fondata nel 1930 da Niccolò Giani. Si tratta di testi che mettono in luce il carattere composito di questa tendenza che si evolve nel quadro del rapido mutare di delicati equilibri interni alle componenti del regime.
Su un piano strategico, la Mistica fascista si pose sostanzialmente in alternativa alla filosofia e alla pedagogia del neoidealismo, almeno a certi loro aspetti ritenuti inopportunamente intellettualistici. Al contempo, la Scuola di Mistica Fascista generò uno spazio politico-culturale in cui produrre interpretazioni “mistiche” del fascismo alla luce di sensibilità personali e orientamenti ideologici talora molto differenti. Per esempio, nel discorso Misticismo e cultura fascista, tenuto alla Scuola nel dicembre 1931 da parte del ministro dell’Educazione Nazionale, Balbino Giuliano, erano richiamate le frequentazioni teosofiche coltivate in gioventù dall’autore.
Era stato lui a scrivere, nel 1904, che “l’idea religiosa del Ficino” era “rinata a nuova vita nel nostro tempo nella concezione teosofica di Annie Besant” (L’idea religiosa di Marsilio Ficino e il concetto di una dottrina esoterica, Cerignola 1904, p. 47). Con Misticismo fascista (in “Dottrina fascista”, 1939-1940, IV), Armando Carlini, docente di filosofia nell’ateneo pisano, si avvicinava invece alla Scuola muovendosi all’interno di un lungo percorso di commiato dal gentilianesimo, iniziato almeno con le Considerazioni su la logica del concreto di Giovanni Gentile (in “Giornale critico della filosofia italiana”, 1924, V).
Al primo e unico convegno nazionale della Scuola, svoltosi nel febbraio 1940, una delle tre relazioni principali fu il saggio Tradizione antirazionalistica e antiintellettualistica del pensiero degli italici di Nazareno Padellaro dove la lettura anti-intellettualistica dell’antica potenza romana voleva essere non soltanto anti-idealistica, ma, più generalmente, anti-accademica.
Proprio come quella dei romani, la mistica dei fascisti era una “mistica di combattimento” da conseguire attraverso l’etica dell’obbedienza, su cui Padellaro si era soffermato nel suo Libro della terza classe elementare. Un’altra tendenza della mistica fascista presa in esame in questa ricerca è quella antroposofica, sviluppata dall’avvocato triestino Ettore Martinoli che, al convegno del 1940, presentò la relazione Funzione della mistica nella rivoluzione fascista.
Parole chiave: Mistica fascista, Armando Carlini, Balbino Giuliano.