A scuola di nonviolenza con Idana Pescioli (1922-2016)
Livia ROMANO
Università degli Studi di Palermo
La maestra Diana Pescioli si impegnò costantemente affinché nella scuola italiana del secondo dopoguerra si realizzasse una cultura della pace ispirata alla nonviolenza gandhiana, che ella elaborava attraverso lo sguardo di Aldo Capitini. La nonviolenza, stile di vita e pratica educativa, doveva diventare realtà concreta nella scuola della Pescioli, già insegnante di scuola elementare e poi impegnata nella sperimentazione pedagogica presso l’Università di Firenze. Dal confronto tra le due pedagogie della nonviolenza, quella di Capitini e quella della Pescioli, emergono molte affinità ma anche alcune differenze che restituiscono la complessità e l’originalità delle idee della Pescioli in merito ad una scuola dell’infanzia intesa quale luogo di promozione di cittadinanza consapevole che abbia come fine la costruzione di una democrazia partecipata, espressione della capitiniana compresenza di tutti. Per Idana Pescioli non si trattava di aggiungere la nonviolenza all’educazione, come suggeriva Capitini, ma di riconoscere che l’educazione o è azione nonviolenta o non è educazione.
Parole chiave: nonviolenza, cittadinanza, democrazia, scuola, educazione